Il Friularo del Consorzio di Bagnoli in provincia di Padova, ha ottenuto il riconoscimento di DOC ( denominazione di origine controllata) soltanto nel 1995 mentre quello di DOCG (denominazione di origine controllata e garantita) è ancora più recente ed è arrivato nel 2011, ma in realtà questo grande vino ha origini antiche che si fanno risalire a prima dell’anno mille, quando i monaci benedettini si spostarono dalla laguna veneta e si trasferirono nel territorio situato a sud di Padova. Il nome Friularo forse deriva dal latino frigus ovverosia freddo, probabilmente dall’abitudine di vendemmiare e pigiare tardivamente le uve, quando era già freddo. Il vitigno con cui viene prodotto il Friularo porta lo stesso nome del vino, trattandosi di una varietà del vitigno Raboso Piave, assai rustico e vigoroso; la bacca stessa con la sua buccia di grande spessore si difende bene dal freddo. In passato il vino Raboso veniva conservato dai contadini dal momento della nascita di un figlio fino al giorno del suo matrimonio, e questo da’ l’idea di quanto possente sia il vino ottenuto da uve Raboso Piave. Ai tempi della Serenissima Repubblica il Raboso veniva chiamato anche vino da viaggio, poiché poteva affrontare lunghi viaggi per mare senza deperire e costituiva perciò una voce importante delle esportazioni verso altri Paesi. Il Friularo a partire dalla fine del diciannovesimo secolo è stato quasi dimenticato a livello di produzione su larga scala, venendo utilizzato come vino da taglio o consumato prevalentemente da pochi contadini legati ancora alla tradizione. Oggi un rigido disciplinare di produzione adottato nel 2011 ne regola appunto la produzione, legandola al territorio di alcuni comuni situati a sud di Padova, mentre le autorità pubbliche hanno individuato le strade del vino Friularo apponendovi significativi cartelli: i visitatori possono degustare questo grande rosso accompagnandolo al cibo della zona e godere allo stesso tempo delle bellezze architettoniche e ambientali. Il vino Friularo DOCG prodotto nel territorio a sud di Padova è ottenuto secondo Disciplinare, anche da uve raccolte con la cosiddetta vendemmia tardiva per almeno il 60 per cento del totale. La vendemmia tardiva si effettua dopo l’estate di San Martino (11 novembre): queste uve hanno una concentrazione zuccherina elevata e garantiranno una gradazione alcolica più alta. Le uve sono per almeno il 90 per cento di Friularo, essendo consentito l’utilizzo per il restante 10 per cento di uve a bacca rossa la cui coltivazione è autorizzata nella provincia di Padova. Il Friularo riserva si produce in annate particolarmente favorevoli, mentre il passito, vino dal gusto dolce e vellutato si ottiene da uve sottoposte ad appassimento in appositi fruttai dal momento della vendemmia fino al giorno 8 di dicembre. Per quanto attiene agli abbinamenti, a parte il passito, essendo il Friularo un vino di eccellente struttura con una certa acidità e tannicità, esso ben si sposa con piatti succulenti di selvaggina, grigliate di carne e formaggi stagionati, ma è sublime anche come vino da meditazione. Questo possente vino rosso è particolarmente adatto all’invecchiamento in bottiglia e si fa apprezzare anche dopo molti anni dalla vendemmia. Una volta assaggiato se ne viene conquistati per sempre. Il Friularo si è affacciato sulla scena dei grandi vini italiani solo di recente, ma ha gia’ ottenuto molti riconoscimenti a livello internazionale e la sua notorietà non potrà che crescere, rubando la scena alle etichette più blasonate.

P.s. Abito nella zona di produzione del Friularo dal 2008 e da allora ho imparato ad apprezzare questo portentoso vino che scalda il cuore e la mente di chiunque l’assapori.

L’ha ripubblicato su Alessandria today @ Web Media. Pier Carlo Lava.
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